http://ad.zanox.com/ppc/?24071337C99788162T

Quella casa che sembra un granaio

Aprile 24th, 2015 by milanoisola Categories: Eventi, News No Responses

A brevissimo, oggi alle 11, verrà inaugurata la Casa della Memoria. Ci piace segnalare questa intervista appena pubblicata al responsabile del progetto, Pier Paolo Tamburelli, perchè chiarisce molti aspetti che ci avevano in effetti lasciati perplessi vedendola crescere giorno per giorno all’ombra dei boschi verticali.

Che l’edificio apparisse un po’ bruttino, nella sua rigorosa cubatura di mattoncini in cotto, avulso dal contesto architettonico circostante, con le sue finestre piccoline e immagini al limite della comprensibilità, era un po’ nell’opinione di tutti. Così come il sospetto che la ragione di tutto ciò fosse la necessità di dover fare le cose in economia, avendo a disposizione i soli oneri di urbanizzazione che Hines doveva dare al Comune. E infatti l’architetto conferma che il punto di forza del loro progetto era appunto il costo:

“Anzitutto il nostro progetto costava poco. Sembra un dettaglio un po’ misero, ma se non fosse stato così ora l’edificio semplicemente non ci sarebbe. Il nostro edificio è estremamente semplice. Parliamo di 2500 mq, per un costo di costruzione di meno di 1500 euro al metro quadro. Per intenderci, la media costo dei musei tedeschi è di circa 4 mila al mq. Per rispettare questo piano costi abbiamo dovuto fare scelte radicali: niente controsoffitti, cemento armato a vista, pavimento di gomma a bolli. In un certo senso è un edificio sfacciatamente povero: da fuori sembra un granaio, dentro un garage“. evidentemente già allora Wheatfield era nell’aria.

Quanto al fatto che le immagini siano poco identificabili, si dice che era una specifica precisa dell’idea progettuale iniziale: “le immagini sono  – per così dire – a bassissma risoluzione: quindi da lontano si vedono, da vicino sgranano, ed è quello che volevamo: perché la memoria è materia complicata. Per quanto noi volessimo disporre le immagini direttamente sull’edificio e realizzarle in un materiale durevole (anche definitivo, in un certo senso), d’altra parte volevamo anche mostrare tutta l’incertezza di questa memoria, la sua fragilità“. Un po’ però forse ha anche pesato il fatto che in origine dovessero essere rappresentati semplicemente dei volti mentre alla fine le associazioni hanno preferito delle immagini corali, indubbiamente più difficili da realizzare con queste modalità. Sicuramente uno spasso per chi ha dovuto comporre, tessera dopo tessera, il puzzle.

Un progetto azzeccato insomma quello di baukuh, realizzato quasi come un vestito sartoriale sulle esigenze di Porta Nuova. Sarà un caso, ma come ci ricordano Gli Stati Generali, autori di questa intervista, Pier Paolo Tamburelli è stato un allievo di Boeri, il papà dei Boschi Verticali, che prima di entrare in politica era l’originario progettista anche della Casa della Memoria. E che, insieme a Cesar Pelli e ad una rappresentanza del Comune e di Hines, era nella giuria del concorso internazionale che ha scelto il progetto vincitore. Ci è andata bene insomma che oltre ai boschi non abbiamo anche i cespugli verticali.

Speriamo comunque che la Casa possa avere lunga vita, così come la nostra Memoria.

 L’intervista pubblicata da Gli Stati Generali