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Un baluardo della Resistenza

Marzo 22nd, 2012 by milanoisola Categories: Come eravamo No Responses

L’Isola è sempre stata un paese nella città, un quartiere la cui vita ruotava intorno al partito e alla chiesa. All’Isola, più precisamente in via Volturno 5, c’era la prima sede del Partito Comunsta italiano, inaugurata da Togliatti (poi divenuta sede dei DS e ora in ristrutturazione per farne abitazioni di lusso). Proprio dietro l’angolo c’era la bocciofila del circolo  Sassetti, di ispirazione socialista, dove si riunivano gli anziani del paese, e poco più in là in Via Sebenico l’epica parrocchia del Sacro Volto, vero “cemento” del quartiere, dove è sepolto l’omai storico parroco don Eugenio Bussa, noto per il suo impegno a favore dei giovani operai immigrati che gli valse l’acccusa di filosocialismo.

Fu così che la matrice politica e quella cristiana si saldarono durante la seconda guerra mondiale per fare dell’Isola una roccaforte della resistenza antifascista.

montagna

Don Eugenio con i suoi ragazzi

Dopo il massiccio e devastante bombardamento aereo del 14 febbraio 1943, don Eugenio costruì con l’aiuto della popolazione e del commendator Borghi, altro illustre isolano fondatore della Ignis, del commendatore Delle Piane e del commendator Michelangelo Virgillito, una colonia di sfollamento a Serina sulla strada per il Gavia, dove trasferì i bambi­ni del quartiere per salvarli dalle bombe.

Don Eugenio faceva la spola fra Milano e Serina per reperire alla borsa nera farina, patate, riso, pasta e qualsiasi altro genere alimentare indispensabile per non fare “tirare la cinghia” ai suoi ragazzi, fra i quali nascondeva, si scoprì molto più tardi, anche alcuni bambini ebrei per proteggerli dalle persecuzioni razziali.
L’ 8 novembre 1944, proprio a seguito dell’attività svolta a favore degli ebrei e dei perseguitati politici, don Eugenio sarà arrestato dai “brigatisti della Muti’, per essere però presto liberato grazie alla reazione degli abitanti dell’Isola e al personale intervento del Cardinale Schuster.

Durante i giorni della liberazione, mentre viale Zara  e i dintorni sonecchiavano ancora ignari nell’alba del colpo di stato, l’Isola era già tutta in piazza in un turbinio di bandiere rosse, e il comitato di partigiani che aveva sede in via Dal Verme decretò la fucilazione di alcuni fascisti. Dove? Davanti al muro del vecchi oratorio (così narra la leggenda).

Negli anni Settanta ai circoli ricreativi e cooperativi (il più noto è la Cooperativa edificatrice Sassetti, dal 1911, dedita all’edilizia popolare soprattutto nella zona di via Volturno) si affiancarono i centri sociali (il Garigliano Social Club e il Pergola Tribe), ormai definitivamente chiusi. Mentre Don Eugenio continuava in Oratorio ad organizzare le sue numerose attività ricreative svolte con il coinvolgimento di gruppi enormi di ragazzi e giovani: calcio, pallacanestro, ping-pong e filodrammatica. Storiche sono le sue prediche sull’altare, che si trasformavano in altisonanti comizi quando fuori dalla chiesa si appostava l’auto del partito comunista con il megafono che disturbava la messa!

Di Don Eugenio restano le spoglie mortali, tuttora conservate nella chiesa del Sacro Volto, una targa, e il nome dell’orrendo cavalcavia che collega la fine di via Borsieri con Corso Como, attualmente in attesa che l’amministrazione comunale trovi i fondi per una riqualificazione.

Un’intervista ad Armando Forno, Presidente dell’Associazione Don Eugenio Bussa, da Niguarda Web TV

Fonti:
http://www.doneugeniobussa.org/
Adriano Losi, Don Eugenio Bussa, una vita per il sacerdozio, Milano, Greco&Greco editori, anno 2002
Effervescenze urbane: quartieri creativi a Milano, Genova e Sassari, a cura di Laura Bovone, Antonietta Mazzette,Giancarlo Rovati

Fotografie gentilmente concesse da Enzo Bruni