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Milano ha la memoria corta

Maggio 16th, 2019 by milanoisola Categories: Incontri, News No Responses

Il prossimo 22 maggio alla Casa della Memoria verrà presentato il progetto per il futuro Museo della Resistenza di Milano. Ma cosa bolle in pentola, anzi nel granaio?

Abbiamo fatto una chiacchierata con Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI provinciale di Milano, da tempo contraria a questo progetto di cui si parla in maniera poco chiara dal 2016. Una chiacchierata che non ha fatto che aumentare la nostra perplessità sullo strano rapporto che Milano, già Medaglia d’Oro della Resistenza,  ha con la Memoria e in particolare con quella di uno dei momenti più importanti della sua storia.

Già la scelta di realizzare la Casa della Memoria in economia ci era parsa ai tempi un po’ discutibile: come tutti sappiamo, si tratta di un edificio estremamente semplice e dagli spazi limitati, realizzato con materiali poveri – cemento armato a vista, pavimento di gomma a bolli – che secondo il progettista stesso aveva l’aspetto di un granaio. Parliamo in tutto di 2500 mq, costati 3,6 milioni (oneri che Hines doveva dare al Comune e che venivano commutati, per così dire, in questa urbanizzazione secondaria), ovvero un costo di costruzione di meno di 1500 euro al metro quadro. Quando a Berlino, tanto per fare un esempio,  un museo simile ha larghissimi spazi a disposizione, in cui propone una ricca documentazione, e ha un costo medio di circa 4 mila al mq.

Però, in efetti, non si trattava di un museo. Era stato pensato come un edificio semplice proprio perché potesse adattarsi all’organizzazione di mostre, esposizioni, percorsi, conferenze sui temi di interesse delle associazioni coinvolte, con l’obiettivo di svolgere una attività di Memoria Attiva, di divulgazione, di educazione civica, di approfondimento e conservazione di materiali a disposizione di studiosi e cittadini, supportata dagli oltre 90.000 libri e dai fondi dell’istituto Parri (salvo poi scoprire che gli spazi previsti non erano adeguati ad ospitarlo, l’archivio).

E in questi quattro anni la Casa della Memoria ha interpretato pienamente lo spirito della Convenzione, realizzando quasi una iniziativa al giorno con la partecipazione di decine di migliaia di persone. Ora però si è deciso che tutto questo dovrà scomparire per far posto ad un Museo della Resistenza, da realizzarsi nei soli 400mq del piano terra dell’edificio.  Ovvero lo spazio di una palestra di una scuola media. Ma qualcuno davvero ha mai visto un Museo ambientato in uno spazio così palesemente piccolo? Davvero non era possibile individuare una sede più adeguata, tra gli edifici che risultano oggi in attesa di una nuova destinazione?

Il Comune insomma procede per sottrazione: per far posto ad un modesto museo multimediale, che per ragioni di spazio non potrà avvalersi dei materiali documentali delle associazioni coinvolte, toglierà ai cittadini un luogo pubblico aperto e di libera frequentazione, che non solo il quartiere, ma tutta la città ha fruito con interesse e partecipazione in questi primi anni di attività. E il bello è che per questo progetto, che prevede nella sala centrale una struttura permanente di dimensioni tali da limitarne fisicamente la fruibilità, sono stati stanziati 2.500.000 euro, per un costo complessivo di più di 6000 €/mq, ovvero quattro volte tanto quello della costruzine dell’edificio.

Ma oltre al danno c’è la beffa: l’ANPI, l’associazione più direttamente interessata, così come altre associazioni che abitano la Casa, non è stata nemmeno interpellata. La Convenzione per la realizzazione nella del Museo Nazionale della Resistenza infatti è stata sottoscritta – in palese antitesi con la convenzione del 2015 –  soltanto con l’INSMLI-Ferruccio Parri, che ha ricevuto in via riservata l’incarico di predisporre il progetto contenutistico e documentale. Ad oggi nessun altro ha visto il progetto che è già nella sua fase esecutiva, e che verrà presentato per l’appunto il prossimo 22 maggio. Fare un museo della Resistenza senza l’ANPI, anzi con la sua aperta opposizione, sarebbe come fare una torta di pere e cioccolato con le rape.

Il nuovo museo della resistenza di Milano verrà probabilmente presentato come una conquista per la città. Ma è davvero così? Non sarà piuttosto l’ennesimo spazio pubblico, ottenuto tra l’altro ai tempi come “risarcimento” per l’urbanizzazione massiccia della zona, che viene sottratto al libero utilizzo dei cittadini? Una perdita che si aggiunge tra l’altro alla mancata realizzazione del Centro Civico, atteso fin dal 2014 e anche già finanziato, ma di cui a tutt’oggi si sono perse le tracce.

Forse è il caso di andare a farla, mercoledì prossimo, qualche domanda.