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Lo scalo Farini: come lo raccontavano e come sarà

Maggio 21st, 2019 by milanoisola Categories: in evidenza No Responses

Ci avevano stupito con rendering bucolici e effetti speciali, raccondandoci che la rigenerazione degli scali avebbe sanato le storiche ferite della città e ricucito quartieri che erano sempre stati separate dalla ferrovia. Ci avevano fatto sperare in un immenso Central Park al posto dello scalo Farini, ricco di verde e con alcuni boschi verticali tutt’intorno, tutti verdi anche quelli.

E alla fine, quando il fantomatico masterplan Farini-S.Cristoforo è arrivato, la delusione è stata palpabile. Ci ritroviamo oggi con un masterplan deliberatamente anti-iconico, che prevede un parco di dimensioni poco generose, con una forma stretta e lunga che difficilmente potrà dare la sensazione immersiva di un grande (ma anche medio) parco urbano, e i binari che ancora tagliano l’area i due parti distinte, collegate solo da due lunghi ponti ciclopedonali. Alla faccia del Central Park.

Ma cosa è successo? Trattasi semplicemente di pubblicità ingannevole.

Anche se a prima vista sembra che il verde non corrisponda alla quota minima del 65% prevista dall’Accordo di Programma, non è così. La scelta infatti è stata quella di distribuirlo in parte all’interno del nuovo e ampio quartiere Farini che vedrà la luce a est dei binari, quartiere che come richiesto dal Comune doveva essere  caratterizzato  da contesti abitativi accessibili a tutti i cittadini, con ampi spazi pubblici, verde attrezzato e mobilità dolce.  E il nuovo quartiere occuperà di fatto una porzione rilevantissima dell’area oggetto del bando, che come si vede comprende principalmente la zona di nord-est.

Questo avviene in primo luogo per le volumetrie ingenti previste su quest’area dall’accordo di Programma. La scelta fatta è stata infatti quella di concentrarle sullo Scalo Farini perché più appetibile da un punto di vista commerciale, compensandolo con il total green dello Scalo San Cristoforo (e questa è fondamentalmente la ragione per cui i due scali sono stati trattati insieme pur non trovandosi nella stessa zona della città).

In secondo luogo per la scelta dei progettisti di Oma. Niente torri o podi o boschi verticali – che avrebbero liberato spazio al suolo – sul modello di Porta Nuova -, dove un unico grosso investitore aveva reso possibile uno sviluppo integrato di questo tipo. Ma al contrario una strategia flessibile che prevede  diverse possibili soluzioni per altrettanti scenari economici di sviluppo della città, ma comunque in un’ottica continuità con i quartieri adiacenti. Difficilmente una serie di poche torri alte e iconiche avrebbero potuto svolgere questa funzione, a meno di non voler destinare all’housing sociale (previsti nell’accordo di programma) appartamenti del valore di 10.000 euro al mq e spese condominiali da capogiro.

Le altezze non sono comunque escluse. Il masterplan non prevede infatti da bando un progetto planivolumetrico, bensì la rappresentazione di una strategia di rigenerazione dell’area. Traducendo, ad essere vincolante in questo contesto è solo la griglia alle aree pubbliche, le connessioni e le infrastrutture verdi, mentre a definire le altezze e le caratteristiche degli edifici interverrannno i piani attuativi che seguiranno la presa d’atto del masterplan. Saranno questi a definire compiutamente il nuovo volto dello Scalo Farini.

Il parco e le connessioni verdi

Date le premesse, cosa rimane del fantomatico Centrl Park? Di fatto un largo corridoio verde indispensabile per separare la ferrovia dai nuovi edifici, oltre che la funzione dichiarata – da qui il nome del progetto “Agenti climatici” – di bloccare e raffrescare un po’ l’aria calda proveniente dalla città.

Il nuovo parco dovrebbe connettersi poi con la Biblioteca degli Alberi attraverso un percorso ciclabile che passerà sotto il ponte Farini fino a Porta Nuova, e poi più in là fino ad arrivare a Mind, l’ex area Expo. Insomma, quando sentiamo parlare di un parco unico di 48 ettari, noi pensiamo a Central Park, ma quello che intendono è più o meno questo:

E veniamo alla ferrovia. E’ chiaro che solo una parte dei binari verrà rimossa, costituendo gli altri un punto nevralgico per i collegamenti pubblici cittadini (è previsto anzi un rilancio della stazione di Lancetti). Non è nemmeno previsto per il futuro di “nasconderli” alla vista o interrarli in alcun modo, dal momento che qualunque progetto del genere avrebbe dei costi da capogiro che di certo le Ferrovie non si accolleranno solo per regalarci un po’ di erbetta. E  i due ponti ciclabili previsti dal masterplan difficilmente rispondono all’obiettivo di funzionare da “cerniera” fra i quartieri oggi separati dalla linea ferroviaria, che tali probabilmente rimarranno.

Insomma, tutto era già praticamente scritto prima della chiusura del concorso, c’era solo da leggere tra le righe. Non stupisce se si pensa che a gestire tutto è stata un’azienda privata, il gruppo F.S., che incurante del fatto di avere avuto in gestione queste aree demaniali le ha di fatto trattate come proprietà privata con l’unico obiettivo di trarne il massimo profitto. Questione su cui pendono ancora, tra l’altro, alcuni ricorsi al TAR. Il Comune si è limitato a gestire al meglio la parte amministrativa intervenendo con alcune migliorire ma senza l’ambizione (o la possibilità?) di stravolgernecompiutamente la visione.

 

Da notare infine un particolare non trascurabile a livello di percezione. Molto intelligenetemente il processo di recupero e bonifica dell’area è stato pensato in modo tale da rendere fruibile l’area fin da subito mediante la piantumazione provvisoria dell superficie. In questo modo noi cittadini potremmo utilizzare fin da subito il verde non ancora edificato, ma con l’effetto collaterale di vederlo sparire man mano che verrà coperto da nuovo cemento.

Ora si apre la fase di consultazione della cittadinanza. Sul sito web scalimilano.vision è disponibile un questionario a risposta chiusa per la consultazione dei cittadini, fase che si chiuderà nei prossimi giorni con un ciclo diincontri pubblici presso la Triennale di Milano.

Nel dettaglio:

  • 22-24 Maggio 2019: incontri di consultazione pubblica presso la Triennale di Milano e termine per la ricezione delle osservazioni;
  • 4 Giugno 2019: termine per l’invio di contributi da parte dei Municipi;
  • 31 Luglio 2019: aggiornamento e presa d’atto del Masterplan da parte del CdV.